KEDI – Nine Lives Cat Istanbul: Un Documentario sui Gatti?
KEDI – Nine Lives Cat Istanbul: Un Documentario sui Gatti? – Istanbul, oltre ad essere una magnifica città, è considerata anche la città dei gatti, che non sono nè randagi nè domestici, ma vengono adattati dalle persone della metropoli turca, che di conseguenza si preoccupano di creare per loro delle cucce.
Istanbul, non è conosciuta soltanto per questo motivo, ma proprio perché è stato dedicato ai suoi gatti un film, diretto dalla celebre regista Ceyda Tourn. Il film si chiama Kedi, o più conosciuto con il nome di: Nine Lives – Cats in Istanbul.
Sul portale web ufficiale, che è stato completamente dedicato al film, sono state già spiegate le motivazioni per cui è stato girato questo film. Kedi non è assolutamente un documentario riguardante i gatti domestici o randagi. Ma si tratta di un cortometraggio, dedicato a tutti i gatti che, da sempre si aggirano tranquillamente nella città di Istanbul.
Questo film parla di come, i gatti entrino ed escano dalle vite degli abitanti turchi, influenzando le loro giornate e di come siano in grado di offrire gioie.
Ceyda è nata ad Istanbul e, sostiene che durante la sua infanzia non si è mai sentita sola, proprio per la presenza dei gatti della città. Sostiene anche che, senza di loro non sarebbe mai stata la persona che è adesso e, che i gatti sono stati i suoi più sinceri amici e confidenti.
Tuttavia, afferma anche di aver vissuto in solitudine nel periodo in cui ha vissuto in altre città, in seguito alla sua infanzia. Dunque, Ceyda definisce questo film, come una lettera d’amore dedicata ai suoi gatti di Istanbul.
Quindi, il protagonista del film, è il gatto che viene raccontato, tramite storie e indiscrezioni. Il film non mostra gatti addestrati, ma animali che vivono in un ambiente naturale. Nine Lives è stato proiettato, ovviamente, per la prima volta a Istanbul, in seguito è comparso negli USA, e nel giugno 2017 in Europa.
Kedi, racconta la storia di Istanbul, che viene vista con gli occhi dei suoi gatti. Nella città turca, i gatti vengono rispettati da tutti gli abitanti, che si occupano di loro, sfamandoli e offrendogli ripari dalle intemperie meteorologiche. I gatti di Istanbul non sono né randagi né domestici, ma vengono comunque coccolati e curati, proprio come se fossero degli animali di casa.
Grazie ai loro occhi, dunque, possiamo avventurarci nei luoghi più belli della città, passando da un vicolo all’altro, volando da un tetto all’altro fino a riposare tra i banchetti della frutta. Moltissime sono le persone che Ceyda ha voluto intervistare per il suo cortometraggio: abitanti, negozianti, passanti e tanti altri, che hanno definito i gatti come delle divinità da amare e rispettare.
Il culto islamico è piuttosto legato al gatto, tanto che il rinomato profeta Maometto aveva una gatta che si chiamava Muezza, che ogni volta teneva con se durante le sue preghiere. La micia, inoltre, lo salvò dal morso di un serpente, proprio mentre pregava.
Davvero molto è il rispetto per questo animale che, per la religione islamica, viene considerato come un essere quasi sacro. O almeno questo è quello che pensano i turchi, che molto spesso adottano gatti randagi, proprio perché li ritengono degli intermediario tra Dio e l’essere umano. Gli abitanti di Istanbul definiscono i gatti come: Tanri Misafiri, che vuol dire ospiti di Dio, perciò vengono trattati con il massimo del rispetto.
Per loro c’è amore, affetto, devozione e molto altro. Infatti, in ogni punto della città di Istanbul è possibile trovare moltissime ciotole di croccantini e acqua, che sono messe li appositamente per loro e per il loro benessere. Senza i gatti, la città turca sarebbe vuota e perderebbe una parte della sua anima.
Tra i tanti gatti di Istanbul c’è, per esempio, Gamsiz, un maschio completamente bianco e nero, che ha preso residenza nel quartiere di Cihangir e, non chiede altro che un po’ di cibo e di affetto. L’amore della città tura per i gatti è conosciuto in tutto il mondo.
Infatti, tutti sanno come vengono trattati i gatti ad Istanbul e tutto quello che viene riservato loro. Tutti gli abitanti della città possono fare elogi ai gatti che animano le vie di Istanbul. Tutto questo amore, è stato documentato tramite un film piuttosto interessante.
In questo film/documentario vengono legate tra di loro alcune vignette sui vari gatti e gli uomini che hanno scelto di adottare. Girovagando per la città, ogni gatto cerca di conquistare gli abitanti e guadagnarsi amore e amicizia. Il loro legame non viene definito come un normale rapporto tra padrone e animale, ma come uno scambio tra pari.
In seguito alla sua realizzazione, Ceyda afferma:
“Spero che questo film vi faccia sentire come se sulle vostre ginocchia si fosse accoccolato, inaspettatamente, un gatto determinato a restare accomodato per lungo tempo. Un gatto che fa le fusa e vi permette di accarezzarlo gentilmente sulla schiena.
Alzarsi significherebbe rinunciare a quel calore a quella morbidezza; e così, stare fermi e quieti porta a fermarsi a pensare a quello che sempre finiamo per trascurare, essendo la vita tanto impegnata. Spero che Kedi sia per voi quel gatto e che vi lasci un formicolio tra le mani.”
Moltissimi sono i gatti che vivono in piena libertà nella metropoli turca, e da secoli sono diventati la componente essenziale delle moltissime comunità, proprio perché riescono a rendere ricca la città. I gatti di Istanbul vivono tra due mondi: quello selvaggio e quello addomesticato, e riescono a portare gioia e voglia di vivere a tutte le persone che decidono di prendersi cura di loro.
Il gatto è sempre stato considerato un essere speciale, tanto che nell’antico Egitto veniva considerato come una divinità da adorare e rispettare. Gli egiziani hanno sempre tenuto in considerazione questo animale, tanto che lo hanno scelto per la rappresentazione di Bastet, una antica divinità appartenente alla mitologia egizia, che è raffigurata con il corpo di una donna e la testa di un gatto.
Persino la sorella di Bastet, Sekhmet, è stata raffigurata con le sembianze di un gatto. La figura del gatto condivideva con Bastet la chiaroveggenza e la fertilità, mentre con Sekhmet la preveggenza.
Nell’antico Egitto, dunque, il gatto veniva considerato come un essere così sacro che, se per sbaglio ne veniva ucciso uno, il responsabile sarebbe stato punito con la morte.